NAMIBIA: l’elemento umano della macchina

Namibia, 1 Marzo 2013

Sul crinale di una duna, con un piede di qua e uno di là, appoggiato dolcemente sulla sabbia. Scendeva il sole accompagnando l’inizio del tramonto.

SOSSUVLEI, Namib Desert, un esperienza che ricorderò per sempre. Una folgorazione, il paradiso per la mente e per il corpo.

Oltre 200 km di guida nel deserto, il passaggio dal piccolissimo paesino di SOLITAIRE e tanto sole.

Lucio_Zanca_dune_Namibia

Siamo arrivati là dove la strada sembrava finire, dove sei tentato di riflettere se conviene proseguire oppure no, se conviene ritornare al luogo di campeggio oppure aspettare il calare della luce.

Sulla duna, il sole sta iniziando a degradare. Il silenzio, le sfumature della sabbia, i colori cambiano piano ma con continuità.

Uno spettacolo. L’attrazione è grande. Il fresco della sera mi avvolge. Un leggero venticello alza la sabbia.

Una birra ghiacciata rinfresca le labbra. L’insieme è un piacere delicato.

Lucio_Zanca_Namibia.piedi_JPGIl mio corpo è immobile, giro la testa per cercare di vedere vicino, lontano, sopra sotto, 360°. Tolgo le scarpe.

I piedi sprofondano. La sabbia è calda, color rosso “cotto”. Dai piedi arriva una grande energia. Potenza pura. Grandissimo sollievo. Sono in contatto con la profondità della terra.

Sorseggio la birra. I pensieri incominciano a volare. Sono concentrato. Serio. Cresce il collegamento tra mente e corpo.

Percepisco il ritmo del respiro. Sento il cuore, è caldo e calmo. Tutto è rallentato, il deserto detta il ritmo. Mi gusto il contrasto tra il caldo del corpo, del luogo e la freschezza della birra, della brezza.

Le sfumature di arancione e rosso delle dune. I cambi di colore delle rocce. Tutto è in armonia con l’azzurro candido e vivace del cielo. Il caldo diminuisce.

Il sole cala, cala, cala e lo scenario cambia, cambia, cambia. Ora siamo in ombra. Il sole è dietro la duna.

E’ primo giorno, il battesimo è travolgente. Il deserto è dominante. Sono avvolto. Respiri profondi. Nulla mi può distrarre dal percepire, vedere, ascoltare. Ogni senso è acceso, l’orizzonte è infinito e pieno di attrazioni visive.

Respiro… profondo… piano. Respiro… lento. Altro respiro, questa volta lungo… pieno… Un altro respiro… lungo… pieno…

Lucio_Zanca_Namibia_duna_viaggioLa duna è femmina. E’ in atto un grande gioco di seduzione naturale. La natura comanda. Tutto è in equilibrio. Tutto nel posto giusto.

Io sono nel posto giusto.

Mi viene in mente un brano di Jovanotti “… noi siamo l’elemento umano della macchina e siamo liberi…”.

Lo canto, lo ripeto più volte mentre continuo il mio 360° visivo e sottovoce “ … noi siamo l’elemento umano della macchina e siamo liberi… e siamo liberi…”. 

Lo sussurro. Il ritmo del ritornello è rallentato. Lo rallento sempre di più. “ … e siamo liberi… e siamo liberi…”

Il pensiero spazia. Cambiano le idee. I passaggi mentali sono veloci e in contrasto con la lentezza di ciò che ho intorno. Rallenta il respiro. Rallenta il corpo.

Mi sento morbido ma ben piantato. La sensazione è di potenza. La mente si sente libera, “… e siamo liberi…” è il sottofondo.

Pensieri chiari, nitidi, pieni, liberi. Si scatena la creatività, il mio inconscio vuol divertirsi. Sorrido. Tutto il corpo sorride. E’ un momento importante. Sono consapevole del valore della lentezza. Paradossalmente, in lentezza si pensa molto di più. Il ritmo del pensiero è vorticoso. La sensazione è bella “… e siamo liberi… e siamo liberi…”

Sale il venticello. E’ fresco, piacevole, avvolgente, accompagnato da un leggero sibilo aria-sabbia… Sschhhh… Sscchhhh… Improvvisamente dal nulla un forte mulinello, rapidissimo. La sabbia entra dappertutto, negli occhi, nella macchina fotografica, nei vestiti.  L’imprevedibile della natura.

Lucio_Zanca_duna_rossa_NamibiaIn lontananza qualche animale e il rumore di una jeep che si allontana per rientrare a campeggiare in un posto sicuro. Cambiano continuamente i colori nella piana desertica, nelle dune, nelle rocce, nel cielo. Dalla sfumatura sabbia all’arancio, al rosso, al marrone delicato, al verde ombrato fino all’azzurro scuro pastellato per arrivare alle striature di rosso giallo arancione del cielo.

Tutto sembra senza vita ma allo stesso tempo tutto è pieno di vita. Il deserto è lo yin e yang del pensiero. Il deserto sembra giustificare la sua esistenza per evidenziare la legge dei contrapposti. Il contrasto è vitalità. 

Per apprezzare la lentezza serve conoscere la velocità. Per vivere un pensiero positivo si deve aver provato il negativo. La tristezza è l’anticamera della gioia. Il pianto è necessario per saper sorridere.

Il deserto da libertà alla nostra cinestesica vivacità. Il deserto concede l’ascolto pieno e consapevole, smuove il pensiero in piena coscienza.

Sento gli odori, qui tutto ha un odore. Se vado veloce percepisco un odore, se rallento percepisco un odore diverso. E’ bello distinguere le diverse versioni.

Il deserto mi lascia libero di definire i confini dell’intenzione. In questo momento ho scelto, la lentezza.

Il deserto è la metafora della riflessione, dell’uomo e della piena consapevolezza.

Nel deserto ti senti piccolo e grande allo stesso momento.

Nel deserto ti senti “..l’elemento umano della macchina…”

Il viaggio è davvero iniziato.

 

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