IL SUONO DEL SILENZIO

Questa mattina ho voglia di scrivere di nuovo, un insieme di pensieri è arrivato dolcemente al risveglio dopo un’altra giornata di questa bellissima estate.

Sto rivivendo il delizioso suono delle parole che mi sono detto nel silenzio di un relax serale in Sardegna, davanti a un tramonto straordinario e con il rumore del mare che sembrava studiato per conciliarmi al rilassamento. Lucio_Zanca_tramonto

E’ stato un momento in cui ho camminato da solo, in pensieri continui e senza riposo, in strade strette e larghe, asfaltate e acciottolate, al mare e in collina, insomma tutte quelle strade belle e brutte che ho percosro in questi mesi del 2012.

Dopo il tramonto scende la notte e l’alone di luce di una barca a vela taglia il mare, apparentemente silenziosa ma con una forza comunicativa straordinaria.

Sento il vento leggero che gonfia le vele, percepisco la serenità del fortunato equipaggio della barca, sento il mio collo rinfrescato ed inumidito dal “sapore” vero del mare mentre i miei occhi sono abbagliati dalla bellezza di questo spettacolo, che spezza la notte e muove delicatamente il silenzio che ho attorno.

E’ in questo scenario meraviglioso che, con molto piacere e partecipazione, penso agli 8 mesi del 2012, un anno bellissimo, molto impegnativo e allo stesso anche tempo molto triste.

Rifletto su tutto quello che ho vissuto, alle persone nuove che ho conosciuto, persone che parlano senza dire nulla, persone che ascoltano per capire, persone che ascolto per capire, persone con cui sto scrivendo un pezzo della mia vita. Sento che sto facendo dei passi molto significativi.

Il silenzio esterno è in armonia con le mie riflessioni, che sono potenti, forti, le mie parole girano nella mente e compongono uno spartito molto completo, sto appuntando tutto, voglio capire questo 2012 cosa mi sta insegnando dopo che anche questo ferragosto è ormai nel cassetto dei ricordi.

Lucio_zanca_shhh

I pensieri scorrono piano piano, sono stati mesi davvero pieni, so che l’anno 2012 resterà tra quelli più significativi della mia vita perché associato alla morte di mio padre, un evento che cambia le prospettive di ogni figlio.

La mente si ferma a una situazione lavorativa quando un imprenditore mi ha raccontato la metafora del navigatore:

“Un navigatore solitario può governare molto bene se stesso, la sua barca e tutte le vele, ma non è in grado di governare il mare ed il cielo. Un navigatore non può pretendere di rimuovere una tempesta in mare né chiudere e ottenere più vento quando è necessario. Deve però essere capace di trovare il modo di navigare nella complessità di eventi che invece può gestire”: questo imprenditore si sente così e così vuole affrontare le difficoltà che sta incontrando.

Associo le sue parole alle diversità di atteggiamento che ho incontrato e riscontrato in questo momento storico molto complesso.

Tante persone stanno cercando risposte o meglio ancora attendono  risposte. Che cosa stanno aspettando? Che cosa stanno cercando? Che cosa stanno facendo?

Vedo di fronte a me 3 grandi gruppi di persone, quelle che procedono, agiscono e prendono decisioni, poi quelle che stanno a “contemplare” come gli altri interagiscono e quelle che non vogliono capire che cosa sta succedendo intorno a noi.

Vedo che c’è chi ha costantemente paura, dubbi e rabbia, che si traducono in essere sempre amareggiati, rattristati, svogliati e privi di slancio.

Annoto che  c’è chi staziona nella speranza e attesa unite ad ansia, che corrisponde a trattenersi e attendere anziché fare.

Infine, c’è anche chi crea atmosfere di aspettative concrete, oggettive, positive, relazionali che equivalgono a rimboccarsi le maniche con determinazione e voglia di fare.

La morte di un genitore spinge a dedicare molte risorse mentali all’approfondimento, alla ricerca del senso delle cose e di cosa è veramente importante, ORA.

L’immaginazione si ferma sui momenti vissuti accanto ad un grande navigatore, come sono tutti i nostri genitori, e che ha affrontato con incredibile dignità la progressione tremenda di una malattia che non lascia scampo.

Mio padre ha sempre parlato poco ma trasmesso tanto, bastava una occhiata, una battuta, spesso ironica, e immediatamente il messaggio arrivava, si capiva cosa volesse dire.

Mio padre mi ha trasmesso l’importanza dell’azione convinta, del mettere energia nelle battaglie più difficili, dell’utilizzare le mie armi, quelle che ho e conosco.

Mi ha insegnato a ricercare e affinare le mie abilità, mi ha insegnato che c’è sempre tempo per studiare ed imparare.

Mi ha insegnato che si può fare tantissimo anche in condizioni tremende, come il dopoguerra da lui vissuto, e che abbiamo tutto quello che ci serve per agire, tutto è nelle nostre menti e nelle nostre mani. Lucio_Zanca_padre_mani

Mio padre ha fatto miracoli, i nostri genitori hanno ottenuto risultati da eroi veri.

Mio padre mi ha insegnato cosa significa essere un navigatore.

Oggi il paradigma delle relazioni è cambiato, il rapporto tra le persone è tornato ad essere il fattore centrale nella ricerca di risposte, si cercano legami forti, veri che possono servire al singolo ma anche al gruppo, al paese intero, a tutta la comunità. Noto più voglia di reale unità.

Non mi riferisco al patriottismo o al salutare la nostra bandiera tricolore, non è il cantare l’inno nazionale o lo scodinzolare senza condizioni al cambiamento, e neppure mettersi insieme tanto per condividere meglio una situazione di sofferenza. NO.

E’ il desiderio concreto e forte di mettere la propria storia, esperienza e abilità al servizio collettivo oltre che strettamente personale.

Prima o poi si deve affrontare una crisi, un cambiamento, un investimento sbagliato, un lutto… qualcosa che in un qualche modo va storto.

Quando capita, c’è poco tempo per pensare e sperare che ci sia qualcun altro che risolva. Si è in prima linea.

Allora, in questi momenti si capisce che l’azione è prima di tutto responsabilità personale, immediata, decisiva ed è in queste occasioni che il vero carattere di ognuno di noi può brillare.

E’ quello che si realizza e si fa in queste circostanze difficili che sarà ricordato per sempre, indipendentemente dal risultato. E’ come affrontiamo queste situazioni che resta nella memoria storica di una famiglia, di un’azienda, di una nazione.

La professione di coach mi dà il contatto costante con la realtà quotidiana, con quello che realmente succede ogni giorno. E’ un mestiere che  apre la mente e fa entrare dentro gli sviluppi sociologici che stanno, consciamente e inconsciamente, coinvolgendo tutti noi.

In questo contesto, mi carico all’idea di collaborare con chi vuole capire fino in fondo quello che personalmente sta facendo, con chi vuole percepire se il proprio modo di agire è chiaro e fondato, con chi vuole scoprire se ha abilità che possono funzionare.

Mi piace stare e condividere con chi ha il reale desiderio di muovere le cose.

Mi rendo conto che è arrivato il momento di mettermi ancora più in gioco, che è necessario dedicarsi a valutare il proprio modo di pensare e di esprimersi, che ha sempre più valore allenare la capacità di saper scegliere le azioni adeguate per affrontare e indirizzare le situazioni.

E’ il tempo di switchare verso quell’atteggiamento che ha sempre accompagnato e accompagna la quotidianità di persone intraprendenti, calme e carismatiche.

Il mio pensiero diventa un progetto e si proietta all’ormai prossimo Settembre quando troverò e cercherò ancora più persone che hanno veramente voglia di crescere, perchè l’unica parola che mi entusiasma è CRESCITA.

Scrivendo il tempo è volato, sono le 11.03 e sono pronto a mettermi in moto, domani si riparte per lavorare, vado a Stromboli per un seminario di Leadership. Sono entusiasta, un’altra grande occasione mi aspetta.

Crescita è stare insieme e condividere con altri NAVIGATORI.

Questo è quello che cerco, questo è quello che voglio.